Il ruolo delle Multinazionali in Cina

Il ruolo delle multinazionali in Cina come fornitori di beni non solo di lusso per i nuovi ricchi mondiali - Cinesespresso
Il ruolo delle multinazionali in Cina come fornitori di beni di consumo, non solo di lusso, per i nuovi ricchi mondiali è in continua espansione – cinesespresso.it

Le multinazionali giocano, in Cina come nel resto del mondo, una parte importante nella collocazione di impianti e filiere produttive gestite direttamente o in subappalto dai paesi più avanzati in diverse regioni cinesi, approfittando dei benefici economici ottenibili in paesi con abbondante riserve di forza lavoro e privi di adeguate normative di carattere sociale.

La Cina, inoltre, possedendo grandi quantità di manodopera ad alto controllo sociale, innovazione tecnologica, apertura ai capitali internazionali, partecipa ad una efficace rete commerciale di scambi con le cosiddette Tigri Asiatiche, formando un’immensa regione produttiva che si estende dal mar del Giappone alla penisola di Malacca: l’Association of South-East Asia Nations (AESAN), alla quale partecipa attivamente dal 1995.

Esaminando da vicino il caso cinese dal punto di vista dei flussi di cassa appare chiaro che nel 2002, del totale degli investimenti diretti nelle regioni emergenti, che ammontavano a 143 miliardi di dollari, 52 miliardi si sono diretti in Cina. Inoltre varie compagnie cinesi hanno preso ad acquistare partecipazioni e società occidentali (esempi celebri: IBM e Volvo) interessandosi a vari settori: bancario, finanziario, assicurativo, ecc., grazie alle agevolazioni accordate dal governo per il finanziamento di tali operazioni in virtù delle abbondanti riserve in dollari di cui dispone la Banca centrale cinese.

Notevole resta comunque la concentrazione del progresso tecnologico nelle mani di poche imprese transnazionali, con una conseguente ineguaglianza nella distribuzione del reddito; infatti sul finire del 1900 si sono creati nel mondo spazi estremamente frammentati, composti da «nuove povertà» negli spazi del centro e peri-centrali e nuove ricchezze in province classificate tra le più povere.

La Cina aprendosi al mercato ha potuto quindi adottare nuove tecnologie, acquisendo maggiori livelli di produttività e incrementando le entrate della propria bilancia commerciale, ma si è vista anche obbligata a sacrificare, in nome dello sviluppo economico, buona parte della propria autonomia economica e politica, provocando l’impoverimento di grandi masse abbattendo le politiche di welfare-state. Fino a pochi anni fa il criterio di classificazione delle diverse nazioni era basato sul dualismo sviluppo e sottosviluppo, mentre attualmente la globalizzazione, pur riproponendo disparità e ineguaglianze, le ripartisce in modo non uniforme.

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Pubblicato da cinesespresso

Amante della Cina e di tutto quello che la riguarda dal 2005.